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Non ci si può che rallegrare per quanto detto dalla neo Ministra Giulia Grillo, che ha affermato che: “Le valutazioni di tipo scientifico non competono alla politica. La politica non fa scienza, la scienza la fanno gli scienziati”. Condividiamo in pieno una dichiarazione che traccia un metodo di lavoro che andrebbe applicato a tutte le problematiche in campo sanitario, ma non è sempre stato così.
Ricordiamo tutti la vicenda del riconoscimento della professione dell’osteopata, che fa a pugni con quanto appena affermato.
Infatti, l’ex articolo 5 della legge 43/06 imponeva, per l’istituzione di nuove professioni sanitarie, un preliminare parere tecnico-scientifico espresso da apposite Commissioni.
Ebbene, la legge 3/18 che, pur prevede questo parere, ha permesso alla politica, nel momento del passaggio tra una norma e l’altra, di individuare “per via politica” le professione dell’osteopata e del chiropratico, alla faccia del rispetto delle doverose valutazioni scientifiche.
Questo “vulnus” deve essere sanato. L’osteopata, ad oggi, è una professione individuata ma non ancora istituita e quindi “non viva”.
A sostenere questa tesi è l’Avvocatura dello Stato che, in una controversia contro il Ministero, cita la sentenza 3410/13 del Consiglio di Stato, dicendo che questa “ha fissato un principio valido per tutte le figure dell’area sanitaria: se non sono disciplinate le competenze professionali dell’operatore e i contenuti del connesso corso di studi, le figure sanitarie, anche se previste da norme dell’ordinamento, non sono da considerarsi “vive”. ”
La Ministra, se vuol finalmente essere coerente e dare piena dignità sia alla scienza che alla politica, dovrà pretendere una valutazione scientifica indipendente, che chiarisca se ci sono i presupposti per istituire queste nuove professioni, benedette, per ora, solo dalla politica.
Postato il 23 giugno 2018