Menu Chiudi

Professione Fisioterapista: l’illusione di un cambiamento? Riflessioni e considerazioni (di Giovanni Cavinato – Dottore in Fisioterapia – Presidente RIR*)

Ricevi già la nostra newsletter? Se non la ricevi e sei interessata/o ai contenuti del Blog, registrati, utilizzando il box presente qui a fianco. Sarai così sempre periodicamente aggiornata/o su quanto viene pubblicato.

Siamo quelli che “abbracciano” il paziente, che stabiliscono il livello massimo di empatia con il paziente, e così, spesso, siamo quelli che condividono la sua malattia, il suo dolore e sovente anche la sua disperazione; non abbiamo muri, non abbiamo schermi, tocchiamo con mano ogni giorno quella persona, quel bimbo, quell’adulto, quell’anziano che si affidano alle nostre cure con speranza e gratitudine.

Siamo quelli che instaurano un particolare e terapeutico rapporto umano con i pazienti, con i loro famigliari e congiunti, con i loro amici, divenendo il riferimento di ponte tra la loro malattia e la risposta di salute, caricandoci spesso sulle spalle la responsabilità di tutti coloro che ci hanno preceduti, sia nella gerarchia che nel percorso clinico: medico, specialista, chirurgo, infermiere, e siamo anche a volte oggetto di sfogo della rabbia, della frustrazione e delusione della persona con postumi invalidanti, spesso obbligati al silenzio, anche se consapevoli di errori compiuti, ai loro danni, di diagnosi, di chirurgia e/o di inadeguata assistenza. Nel nostro lavoro dobbiamo essere sempre capaci di gestire la nostra intelligenza emotiva.

Diventiamo spesso il tratto ultimo che definisce ed intercetta la somma di ogni intervento precedente e stabilisce il risultato, l’esito e/o il postumo di ciò che saranno la vita, le abilità e l’autonomia residue del nostro paziente, della persona il cui futuro abbiamo tenuto nelle nostre mani verso il recupero possibile delle funzioni motorie e cognitive.

E proprio per questo veniamo “dopo”, un destino professionale che ci impone di essere sempre gli ultimi.

Nel contempo nessun’altro professionista sanitario ha la possibilità, il privilegio, l’onore e l’onere di avere un contatto e un rapporto tanto prolungato con le persone: settimane, mesi, a volte anni, tanto da trasformarci, almeno farci apparire, come i direttori del percorso di cura che, con “le nostre mani”, conduciamo verso il termine sperato e possibile di risposta alla richiesta di salute.

Nessun altro professionista sanitario può vivere questo, non il chirurgo che sì, salva una vita in sala operatoria, ma vede il paziente sedato e ottiene al massimo un ringraziamento veloce alle dimissioni.

Non l’infermiere, che segue il paziente in acuto e post acuto, ma non interviene con le sue mani, ma con il principio attivo delle cure e dei farmaci prescritti e per un periodo mai medio/lungo, pur avendo anch’egli una grande possibilità di rapporto umano e professionale con le persone.

Anche se c’è da rilevare che non pochi, tra noi Fisioterapisti, si affidano, in modo prevalente, all’utilizzo di elettromedicali, interponendo un mezzo fisico estraneo tra le loro mani ed il paziente, sterilizzando e rendendo spesso insipido, superficiale e spersonalizzato un atto sanitario che perde così di essenza e identità; mezzi fisici che per li 99% dei casi sono privi di vero e valido supporto scientifico di efficacia.

Anche il nostro “mondo professionale” ha subìto l’inquinamento da parte dell’”interesse”, spesso fine a se stesso, privo di spessore e di reali fondamenta.

Vendita di prodotti, di elettromedicali, di formazioni Fast Food, contrapposte a formazioni per moduli che non terminano mai e che ti tengono sempre agganciato; non finisci mai (ma paghi sempre), a spregio e danno di quelle poche, ma buone, che subiscono le leggi del mercato, o meglio del mercimonio, del Low Cost della formazione, con tutte le difficoltà di mantenere e garantire una formazione di livello. La qualità a basso costo non è possibile!

Tranne che per alcune nicchie di specializzazioni molto particolari e circoscritte, casi minori e cronici che afferiscono negli studi dei liberi professionisti (non in relazione al risentimento di dolore e alla temporanea inabilità del soggetto), il nostro lavoro non interviene mai nella fase di primo contatto con il paziente. Un destino professionale obbligato e peculiare, di cui paghiamo sovente pegno, sia in termini di considerazione che, a cascata, di investimenti, ricerca e adeguato rapporto nella filiera del management clinico.

Ma ecco che oggi anche noi, Fisioterapisti, giungiamo finalmente a tagliare un importante traguardo, le chimere che da oltre un ventennio abbiamo anelato e sognato, l’utopia accarezzata per tanto tempo è diventata realtà: abbiamo l’Ordine e l’Albo.

Ordine e Albo, però, ancora in evidente…… e poco rassicurante rodaggio.

Queste ultime settimane sono state segnate dalla tragedia Covid19; i nostri riferimenti istituzionali e federali sono rimasti immobili nell’incertezza per svariati giorni; certo nessuno poteva aspettarsi un evento dirompente di tali proporzioni, ma poi, quando sono iniziate le comunicazioni, ecco una sorta di “copia/incolla” realizzato con link di rimando ai siti della ex AMR. Cosa dire? Ben poco purtroppo, solo la speranza che in futuro, quando sarà il momento, preferenze e voti vadano alle persone di propria fiducia e non a quelle patinate.

Occorre però riconoscere, con speranza e soddisfazione, che alcuni nostri Presidenti d’Albo si distinguono, sia mediaticamente, nella comunicazione, che nei fatti.

Come, ad esempio, con l’impegno profuso in seno alla FNO TSRM PSTRP in occasione della discussione, alla Camera dei Deputati, del DL 17 marzo 2020; impegno che ha prodotto un numero importante di proposte di emendamenti ai parlamentari di riferimento.

Un lavoro importante, elevato nei contenuti e di valido riscontro per tutti noi professionisti sanitari afferenti alla Federazione. Unico neo che posso però, con disappunto, rilevare, è l’occasione persa di inserire un emendamento che avesse riguardato l’accreditamento diretto dei liberi professionisti al SSN, ricalcando il modello francese, contemporaneamente all’introduzione di un “tesserino” che ci permettesse di essere riconosciuti e distinti in qualità di professionisti sanitari nel nostro Paese e in Europa.

Quest’ultimo un documento importante, che ci consentirebbe la possibilità di identificarci come professionisti facenti parte del SSN a prescindere dal rapporto di lavoro e in modo formale, sia come dipendenti del pubblico/privato/privato convenzionato, o in libera professione, con il ruolo e i titoli che ci abilitano equamente e parimenti.

Abusivi della Riabilitazione. A proposito di questa piaga, vorrei, inizialmente, affrontare il tema “Osteopatia”, che considero semplicemente una disciplina, una metodica, una specializzazione di possibile utilità e validità nelle mani del già professionista sanitario della riabilitazione, il Fisioterapista.

Un approccio terapeutico a cui mi sono accostato 22 anni fa e che ho integrato e affiancato all’esercizio della mia professione, così come hanno fatto altre migliaia di colleghi.

Una tecnica che purtroppo ha subìto storicamente una deviazione e deriva tra il mistico e il fantasioso, preda di sedicenti formatori privi di basi e titoli. Formatori autocertificatisi come tali, che hanno partorito professionisti del nulla, del “benessere”, sedicenti anche loro.

Molti dei quali oggi reclamano un riconoscimento su tali basi e cercano, vergognosamente e paradossalmente, di assimilarsi a quei nostri colleghi che hanno fatto percorsi di formazione in osteopatia spesso molto diversi e più seri, compresi master universitari, percorsi dove i sedicenti di cui sopra non avranno mai possibilità di accesso.

In riferimento a questo “capitolo” della nostra storia professionale, devo però doverosamente registrare una presa di posizione documentata e netta da parte delle nostre rappresentanze istituzionali e anche delle ex AMR.

Tuttavia la partita ministeriale di riconoscimento sanitario dell’osteopata, presenta preoccupanti e oscure aree che nessuno ha ancora illuminato e tanto meno chiarito.

Il sospetto è che si tratti di terreni di scambio che mal si pongono nei confronti del rispetto del nostro ruolo professionale, sottintendendo la possibile sottoscrizione di compromessi che diventerebbero una sanatoria maleodorante.

Ombre, dubbi ed effluvi sgradevoli, alimentati anche dall’istituzione degli elenchi speciali ad esaurimento; più elenchi speciali per diverse figure non appartenenti ad alcun Albo, ma ospitate all’interno dell’Ordine per quale motivo?

Censirli e controllarli era una scusa che andava appena bene come pretesto iniziale, ma questi individui senza patente, anzi con la P sul lunotto posteriore, continuano ora a fare ciò che vogliono ancora più tranquilli di prima. Almeno prima potevamo chiamarli abusivi, anche se le azioni “legali” delle varie AMR non hanno mai sortito effetti, tranne che di propaganda per raccattare proseliti e tessere.

Ora possono vantare il fatto di essere iscritti in elenchi presenti in un Ordine; non hanno Albi ma solo elenchi speciali …. non possono avere un Albo perché non hanno gli elementi formativi per poterlo pretendere, non hanno abilitazione e tanto meno esame di Stato e neanche titoli accademici …. la loro iscrizione non è un’acquisizione di titolo né tanto meno un’abilitazione all’esercizio professionale, prerogative professionali che, in qualche modo, viene però loro permesso di trafugare e paventare agli occhi della clientela.

Ci sono poi le scuole che formano massaggiatori di ogni sorta, alcune addirittura sono tornate a formare i Terapisti della Riabilitazione e mi chiedo come mai non sono state chiuse così come la legge prevedeva. Cosa aspettano le nostre rappresentanze istituzionali a mobilitarsi perché, una volta per tutte, il Governo e gli organi competenti intervengano per applicare quanto la legge ha da tempo stabilito?

Ormai per l’Ordine un certo tempo di rodaggio è trascorso; a questo punto un’auto avrebbe già perso almeno il 50% del suo valore, e certe scusanti non reggono più. Oltretutto viene da chiedere ad Albi e Ordine, soprattutto a quest’ultimo, che ospita gli elenchi speciali, se sono mai stati definiti in qualche modo i mansionari di queste figure prive di abilitazione e di autonomia. Un vulnus grave, anzi enormemente grave e lesivo nei confronti delle professioni della riabilitazione regolarmente iscritte e inserite nei rispettivi Albi di appartenenza, soprattutto per quella del Fisioterapista.

Senza un “razionale” di congruenza e funzionalità e uno “specifico” di pertinenza per un determinato ambito (non possiamo parlare di profilo professionale in questo caso, ma piuttosto di mansionario per operatori di interesse sanitario, non autonomi), rimane aperta la piaga di un abuso professionale.

Abuso professionale che ha superato l’imbarazzo e sta assumendo l’aspetto di una vera e propria beffa, spregio e disinteresse verso quelle professioni che, al contrario, l’Ordine dovrebbe tutelare, colpite dall’invasione di questi operatori di mero interesse sanitario e che, ad oggi, continuano ad essere formati e sfornati in nome del business e del mercato, aspetto quest’ultimo che potrebbe lasciare spazio a poco edificanti supposizioni.

Come dimenticare la “lotta all’abusivismo”?

Ma sono scomparsi tutti?

Non ci sono più abusivi?

Come mai gli osteopati non sanitari continuano indisturbati a lavorare?

Chi controlla i massofisioterapisti, o massoterapisti biennali o Tdr che si sono formati dopo il 1999?

Ecco colleghi, a mio giudizio e timore, come potrebbe essere il futuro, se i presupposti, le basi di partenza sono queste.

Certo che, se tanto mi da tanto, hanno cambiato vestito e nome sul citofono, ma sono sempre le stesse persone, le stesse teste, i medesimi interessi di prima.

* Registro Nazionale delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione – www.rir.it

Postato il 24 aprile 2020